|
Pagine rosse (1999)
collage e tecniche miste su carta, 56x76cm l'uno
Ad attirare lo sguardo e a stimolare l'intelletto avido di conoscenza dell'artista Oreste Baccolini sono i banchi dei mercatini dell'usato. Scrigni di ricordi, moderne wunderkammern. I fogli di quaderno su cui, in "bella grafia", sono fissati pochi pensieri o tracce di irrecuperabili calcoli aritmetici, le immagini fotografiche strappate da vecchi volumi, ingiallite dal tempo e dalla mano dell'artista, da stralci di storia vissuta nei remoti spazi della mente divengono organismi vivi e pulsanti.
L'autore, nelle sue Pagine rosse, costruisce uno spazio “altro” rispetto a quello preesistente e lo connota di irregolarità esterne ed interne. Sceglie assecondando un impulso primario e, con un gesto poetico e assai meditato, accosta parole, grafismi insondabili, immagini eloquenti.
Un alfabeto tutto personale fatto di croci, elemento primario che subisce trasformazioni semantiche, di frecce, vettori energetici, è il canale attraverso cui gli elementi della composizione dialogano tra di loro, il possibile varco attraverso cui l'artista ci introduce nel suo inconscio. Sequenze numeriche, tendenti all'infinito, divengono lenti e incessanti ritmi, riempiono cammini la cui circolarità allude all'inquietante concetto della ciclicità.
Ad un osservazione ravvicinata dell'opera, si scorge un attento utilizzo di strati di cera che, oltre a riflettere luminosità, comunicano al fruitore una sensazione tattile.
Il processo di “anamnesi” subisce un'accelerazione con la stesura dell'intenso colore rosso, che le culture arcaiche ci insegnano essere, come il sangue, ad un tempo profumo di vita e segno di morte. Il rosso avvolge, stringendoli, I fantasmi di un'esistenza che fu, insieme ai loro pensieri, e solleva alla luce di un presente problematico.
Antonella Tricoli
|
|