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oreste baccolini - CARTA|BIANCA marzo 2013

Pochi determinanti segni compongono l’allestimento che Oreste Baccolini ha immaginato e realizzato per CARTA|BIANCA – coerentemente con l’essenzialità radicale che governa le sue singolari attitudini compositive. attitudini che si nutrono di una cospicua e sempre estremamente credibile complessità e molteplicità di linguaggi: disegno – pittura – fotografia – video – recupero – manipolazione di materiali etc… è un percorso che appare fondamentalmente animato dalla necessità insopprimibile di individuare e indagare i rapporti tra percezione individuale e trasformazione della realtà.
L ’azione artistica di Baccolini affiora nell’assidua inclinazione alla riorganizzazione di un possibile altro ordine delle cose. Ordine che seppure assediato quotidianamente dalla mutevolezza urlante disgregante e schizofrenica del nostro presente – continua a urtare all’interno della mai risolta tensione divaricante che agisce tra linearità e ciclicità del tempo storico. Siamo all’interno della tensione permanente tra sentimento e pensiero del tempo. La ricerca di baccolini sembra orientata a reiterare un gesto di sottrazione e resistenza nella persuasione di dover resistere – per esistere – a questo quotidiano tremendo vortice di dati – informazioni – stimoli di ogni genere fisico e psichico che assedia e annichilisce il nostro tempo presente. Tempo che ci appare senza prospettive – senza solidi punti di riferimento o ipotesi alternative di esistenza individuale e sociale. Baccolini nella sua ricerca traccia un sentiero verso le nostre percezioni invitandole a reagire e a difendersi sottraendo da questa ingovernabile e sbigottita realtà segni e relitti di ‘permanenza’ possibile di un’idea – di un pensiero – di un sentimento. Frantumi e resti che cristallizzati manipolati e restituiti come oggetti estetici – propongono una concettualizzazione ‘altra’ – restituendo ‘vitalità’ e concretezza a una matrice altrimenti perduta. Baccolini suggerisce un’altra ipotesi di unità che va a compiersi proprio nell’atto del recupero e della manipolazione dell’artista e infine nello spettatore che accogliendo il dato estetico dell’opera chiude il cerchio e ne innesca e ne sostenta un ritrovato valore ‘culturale’.
In questo senso emblematica può apparire la scritta in neon che è posta al centro dell’allestimento: i numeri raffigurati sono le misure dell’URLO il celebre quadro di Edvard Munch. Ecco che il segno contenuto esattamente nel dato di ‘esistenza’ dell’opera di munch assume immediatamente un’altra ipotesi formale e compie un ulteriore e imprevisto ciclo estetico custodendo l’informazione di partenza proprio nella memoria dello spettatore (che ricorderà immediatamente l’incandescente portata d’inquietudine di quell’opera – e soprattutto l’ombra dell’epoca in cui fu realizzata). Informazione declinata inoltre unendo al ‘concetto’ dell’urlo di Munch – il dato di ‘cultura’ contenuto nella quotidianità materiale dell’oggetto ‘industriale’ che costituisce la ‘forma’ di quest’opera.
è una necessità artistica complessa e ambiziosa quella di Baccolini – sostenuta dal talento oltre che da una grazia visiva non comune della manipolazione che immediatamente aggancia l’attenzione dello spettatore e lo convince a seguire un percorso spiazzante quanto suggestivo.

STEFANO MASSARI